Open mind.
Le opportunità di una scienza aperta

La relazione tra i membri di una comunità scientifica, soprattutto nella forma della moderna editoria specialistica, è un esempio particolarmente interessante di applicazione del modello verticistico di gatekeeping (ne abbiamo parlato qui), vale a dire delle azioni di controllo che i vertici di una struttura gerarchica mettono in campo per controllare quante e quali informazioni vengano trasmesse alla utenza.  L’analisi di tale relazione tra professionisti della ricerca rientra in un particolare segmento di studi, chiamato ‘sociologia della scienza’. Già Nel 1973, R. K. Merton identificava quattro elementi imprescindibili e istituzionali di una corretta prassi scientifica che la descrivono come universale, comunitaria, disinteressata e autocritica. La ricerca deve essere universalmente aperta a chiunque, a prescindere da ‘collocazioni’ politiche, etniche o religiose e deve svolgersi in una costante condivisione dei procedimenti e dei dataset tra i membri della comunità, tutti pronti a mettere continuamente e reciprocamente in discussione e criticare i risultati parziali raggiunti. Solo così essa si pone su un piano valoriale che le permette di fissare come suo fine non il profitto e l’interesse di un particolare segmento politico o economico ma l’avanzamento delle conoscenze dell’umanità in un determinato segmento del sapere (d’Andrea et alii 2005, p. 28).

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Nostalgia canaglia

Per vari motivi io e mia figlia abbiamo trascorso in auto molto tempo sin da quando lei era piccola. Nei tragitti lunghi anche più di un’ora ho biecamente sfruttato tutti gli strumenti messi a disposizione dalla moderna tecnologia dello streaming video per intrattenerla. In particolare, per motivi che mi sono tuttora sconosciuti, mia figlia si era appassionata a una serie tv anni ’80, Hazzard, che raccontava le vicende un po’ improbabili di due fratelli e una sorella che scorazzavano per una contea della Georgia sulla loro auto, il Generale Lee, irridendo le forze dell’ordine locali che, dal canto loro, cercavano in tutti i modi di accusarli di qualsiasi crimine commesso nella regione, mentre intanto si arricchivano con loschi traffici. Per almeno un paio d’anni, gli episodi delle sette stagioni di Hazzard hanno stabilmente occupato il mio tablet e il tempo trascorso in auto e ancora oggi, se ci penso, quella abitudine mi restituisce una strana sensazione di comfort e tranquillità.

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Il mosaico

Amici e amati miei tutti. 

Se siete qui, tutti qui, seduti ad ascoltare, significa che quella che non c’è sono io. Situazione ideale, direi, perché posso rubarvi qualche minuto senza che possiate protestare. Del resto, sapete che il centro dell’attenzione è un posto che mi piace molto e nel quale mi muovo con una certa dimestichezza. 

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Corso di Storia della teologia 2021

Il violento miscuglio di religione e politica che ha occupato le cronache e l’immaginario globale negli ultimi vent’anni è stato spesso etichettato semplicisticamente come sottoprodotto deviato di primitive periferie geoculturali, manifestazione estrema di un nuovo Medioevo dello spirito, lontano dal sentire ormai orgogliosamente e consapevolmente laico dell’Occidente.

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Social training

Grazie alla straordinaria invenzione di cui menano vanto le compagnie di trasporto ferroviario, vale a dire una particolare forma di aerazione che eliminerebbe i pericoli del contagio da COVID, i treni sono a oggi uno dei pochi luoghi nei quali ci si trova a vivere una socialità old style e precovidica. Certo, non mancano le mascherine obbligatorie e il controllo del green pass, ma per il resto ci si accomoda, come in passato, accanto a dei perfetti estranei e per ore si condividono pochi metri quadrati con una comunità estremamente eterogenea. Si ritorna a sfiorarsi casualmente mentre si sta seduti, a passarsi gli uni davanti agli altri, in un allegro assembramento alla vecchia maniera.

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Ciao Valeria. E grazie.

Nel mio immaginario di diciottenne di provincia appena diplomato, studiare a Napoli aveva il sapore di un altrove geograficamente prossimo ma spiritualmente distante anni luce. Napoli era un caleidoscopio di colori, sapori e profumi per certi versi ipnotico, nel quale ci si immergeva al mattino scesi dall’autobus e dal quale si fuoriusciva all’imbrunire viaggiando in direzione contraria, zuppi di cose viste e sentite. Una città dolcissima e cattiva, capace di farti sentire straniero e compaesano quasi nello stesso momento, piena di libri e librerie, manifesti politici, lotte e leccornie, squarci di bellezze sul mare e chiese nascoste nei vicoli.

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We made a mistake

C’è qualcosa di perverso e ipnotico nel breve arco di vita che ha visto il rapidissimo nascere e morire della cosiddetta Super League.Leggi

L’età del Loro.
Breve guida al complottismo

Non sono particolarmente interessato ai negazionisti stile “no-vax terrapiattisti” né mi scandalizza che, dinanzi a una comunità scientifica che al 99% li sbugiarda, difendano ancora le loro posizioni. Se penso che quando Rosa Louise Park ha dovuto combattere per non cedere a un bianco il suo posto sull’autobus era il 1965, cioè l’altro ieri, mi rendo conto che se cinquant’anni fa in America le leggi autorizzavano a pensare che esseri umani di un colore diverso erano geneticamente inferiori, non si vede perché qualcuno non possa oggi credere che i vaccini provochino l’autismo.

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A tutti i costi

In questi giorni insopportabilmente afosi di fine agosto non c’è telegiornale, testata giornalistica o sito di informazione che non abbia dedicato spazio considerevole al problema della riapertura delle scuole. Indubbiamente il tema è di per sé rilevante, anche solo per i numeri che muove (nel 2019 gli studenti italiani di elementari, medie e superiori erano più di otto milioni) e poi perché, come dicono quelli che parlano bene, il grado di civiltà di un paese si misura dall’attenzione che riserva alla formazione. Dunque, se il 19 settembre riparte il calcio, va da sè che di lì a poco deve ripartire anche la scuola. La lunga serie di deroghe che, con uno sforzo congiunto, Governo, Regioni e Comitato tecnico-scientifico hanno approvato rispetto ai protocolli di sicurezza permette con facilità di cogliere quanto questo risultato stia a cuore a tutti. La capienza massima degli autobus è lentamente lievitata fino all’80% (arrivando al 100% per tragitti inferiori ai 15 minuti), con evidente impossibilità di ogni distanziamento minimo; l’obbligo delle mascherine in classe è stato via via reso meno stringente e con la stessa solerzia è stato delegato ai genitori il compito di misurare la temperatura agli studenti prima di uscire di casa.

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