Platone pensava che le opere scritte sono figli senza padre: girano per il mondo senza che chi le ha scritte abbia la possibilità di difenderle, di spiegarle, di darne ragione. Di dialogarne.
Promemoria
Ieri sera un vecchio amico, che conosco da quando ho 15 anni, mi ha chiamato e, senza spiegarmi il perché, ha cominciato tutto un discorso sul fatto che chi è malato non è un guerriero e non ha bisogno di esempi forti.
“Perché” – diceva – “chi poi di quella malattia muore, non è che muore perché ha combattuto meno o meno bene di altri. E nemmeno perché non ha avuto nessun esempio forte al quale ispirarsi.
Leggi
Pacchi fragili
Carlo Freccero ha affermato recentemente che il motivo del successo della trasmissione Affari tuoi sta nella ludopatia congenita degli italiani. Il che è probabilmente vero ma non rende giustizia a una caratteristica di quella trasmissione che invece vale la pena evidenziare. Perché chiunque l’abbia seguita anche solo per una puntata si è certamente imbattuto in un dispositivo antropologico particolarmente interessante.
Febbre di crescita
‘Febbre di crescita’ è l’espressione con la quale, con una incolpevole ingenuità da genitori ignoranti, chiamiamo talvolta i piccoli eventi febbrili dei bambini che non sappiamo spiegare diversamente.
A cinquant’anni suonati mi è capitata invece una ‘febbre di crescita spirituale’.
Leggi
Youmanities
Vivere significa lasciare tracce nel mondo e nelle vite degli altri. Di molte di queste tracce ci interessa poco. Le incrociamo, anche casualmente, e non diamo loro peso nemmeno quando indirettamente impattano anche sulla nostra vita.
Altre invece ci riguardano. Molto. E per un motivo particolare.
Il giochino
C’è un giochino che faccio spesso con le mie figlie.
Ci guardiamo negli occhi con la faccia serissima fino a che uno non ride. Sono da sempre bravissimo in questo giochino. Il segreto è pensare a cose mediamente orribili. Cose delle quali nessuno riderebbe mai. Leggi
Non è il caso d’aspettare
Sono passati più di trent’anni da quando io e Dio abbiamo litigato.
Mappe del tempo. Un podcast sulla archeologia (e non solo)
Parafrasando l’immagine che Nietzsche usa nella sua (straordinaria) Quarta inattuale, si potrebbe dire che l’uomo sarebbe felice se solo fosse capace, istante per istante, di dimenticare il suo passato, remoto e recente. L’unica sua prospettiva sarebbe allora guardare avanti, al futuro, impossibilitato dalla dimenticanza a rimuginare su tutto quanto gli è successo, senza più debiti né rimorsi. L’esercizio della memoria è infatti il movimento che ci connette con quel che siamo stati, sia che ciò significhi restituirci radici o ricordarci catene.
Realizzare un podcast per la ricerca scientifica
C’è sempre una serie di incontri intellettuali eccentrici nella vita di chiunque decida di fare della ricerca la sua vita. Al di là infatti delle relazioni ‘verticali’, quelle cioè intrattenute con testi o personaggi che si occupano degli stessi topic e con i quali condividere riflessioni puntuali su singoli aspetti del comune oggetto di studi, esistono infatti – e per fortuna – divagazioni ‘trasversali’, incontri cioè con competenze e stimoli che provengono da altri ambiti e che, spesso anche solo casualmente, entrano come voci significative nel proprio modo di pensare lo studio e la realtà. È stato questo per me il caso di Branded Podcast Producer, il libro pubblicato da Rossella Pivanti per Franco Angeli nel 2021.
Rossella Pivanti è, come dice di lei stessa sul suo sito Web, “podcast producer a tempo pieno, formatrice per numerose Università e per Spotify, (…) tra i fondatori di Podcast Community Italia, la più numerosa community di podcasters e creatori audio del web”.Leggi
Scienza aperta: come comincio?
Chi volesse addentrarsi nel mondo della ricerca aperta si troverebbe immediatamente spiazzato dal numero di informazioni disponibili sulla Rete relativamente a questo tema. Il numero ormai altissimo di piattaforme, repository, software di condivisione, studi e associazioni che si occupano di ricerca condivisa rende complesso orientarsi, in special modo nell’ambito delle scienze umane, la cui natura prettamente ‘immateriale’ moltiplica le risorse a disposizione. Per questo, la prima difficoltà, per lo studioso di Humanities che vuole concretamente fare scienza aperta, è capire come e da dove cominciare.Leggi